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MATERNITA' SPIRITUALE
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Mi piacerebbe raccontarvi tante scene drammatizzate con i bambini… Ne cito una delle più significative, in cui agivano liberamente e alla quale ho assistito da semplice spettatrice. Ogni mattina, dalle 8 alle 9.15, predispongo il materiale didattico per l’attività educativa. In questo lasso di tempo, lascio che i bambini organizzino il gioco liberamente. Una mattina, dopo essersi accordati su come impostare il gioco, in un attimo hanno sistemato le seggiole in fila per due: erano davvero presi e concentrati. Mi sono incuriosita pensando che stessero costruendo un trenino, ma all’improvviso… un cenno di Pietro e tutti si sono seduti. Anania in piedi di fronte ai compagni apre le braccia e dice: “Il Signore sia con voi!”. L’assemblea risponde: “E con il tuo spirito!”. Era quindi evidente che non si trattava di un trenino! Eravamo invece in chiesa in piena Celebrazione Eucaristica. Continuano cantando: Alleluja, Alleluja. Poi drammatizzano il figliuol prodigo e per farla breve l’omelia si chiude così: “Mi hai chiesto perdono, e io perché sono buono, te l’ho dato, però... non andartene più da casa!”. Continuano con tutte le preghiere che conoscono: Padre nostro, Ave Maria, Angelo di Dio, Eterno riposo. Ora il “gioco” si fa più serio: incredibile ma vero, i bambini drammatizzano l’ultima Cena. Lo scambio del segno di pace, la distribuzione dell’Eucaristia e poi tanta compostezza, silenzio e serietà. Non si intravvedono sorrisetti. Ognuno è composto al suo posto: c’è davvero viva partecipazione. Si fanno le 10.30, ora del caffè per le maestre. La bidella bussa e, meravigliata e incredula della scena che le si apre davanti, chiede spiegazioni. Subito le impongono il silenzio e le fanno cenno di andarsene! L’operatrice non capisce... si allontana abbozzando un sorriso. Ho pensato poi io a soddisfare la sua curiosità dando le dovute spiegazioni. “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti, affermi Signore la tua

potenza” (Sal 8)… “Se noi tacessimo, griderebbero le pietre!” (cfr. Lc 19,40). In quel momento ho davvero visto il frutto di quello che avevo seminato! Questi giochi, per legge, sono proibiti. Quel giorno ho rischiato, ma è bello rischiare per Dio! Sapete, sorelle carissime, i bambini fanno questi “giochi” solo quando in classe ci sono io. La gentilezza, la cordialità... per favore... grazie... sono diventate per i piccoli un “modus vivendi”. Il rispetto era tanto e tale che non si è mai creato disagio nemmeno con la presenza, all’interno della classe, di qualche bambino musulmano. I genitori, pur sapendo che portavo avanti l’insegnamento della religione cattolica, con scrupolo e sistematica assiduità, facevano dalla Dirigente scolastica, richiesta formale perché i loro figli fossero iscritti nella mia sezione. Non hanno mai manifestato la volontà che i bambini venissero allontanati dalla classe, neppure durante la preparazione della recita in occasione del Santo Natale, nella quale venivano coinvolti con grande entusiasmo e medesimo rispetto. In una di queste numerose occasioni, un genitore musulmano mi disse che l’amore che traspariva per i loro figli, colmava ogni differenza, generando così in loro rispetto per la mia fede. L’affabilità che è sempre emersa come un tessuto connettivale, è diventata una forza di coesione oltre che tra insegnante e genitori anche tra gli stessi genitori.
I colloqui erano per me un momento sacro, perché mi davano l’opportunità di conoscerli e farmi conoscere. Con loro ho stabilito un rapporto di fiducia: non ho mai trascurato di invitarli ad essere aperti alla vita e di accoglierla come dono di Dio. Con il tempo ho constatato che anche le famiglie che sembravano più restie a donare ancora la vita, hanno poi maturato la forza e la coscienza di poterla ancora accogliere con gioia e con responsabilità. “Ti ringrazio Padre Santo, ero sicura che mi avresti ascoltato!”. Dopo la frequenza triennale nella scuola materna, i bambini passavano alla scuola primaria dove, oltre a trovare le tre insegnanti del modulo, ritrovavano me... come insegnante di ed. artistica, canto e danza (psicomotricità con uno sfondo musicale). Questi progetti, alla scuola materna, alla scuola elementare e alle medie inferiori, li portavo avanti su incarico della Preside. Ero la maestra di tutti i bambini dell’Istituto comprensivo. Per grazia di Dio tutti frequentavano il catechismo: era anche quella un’occasione per me di poter dare continuità al mio apostolato, essendo catechista, responsabile delle catechiste e della preparazione per la prima Comunione e per le cresime. La gioia di ritrovarsi era reciproca. Ognuna di queste occasioni era buona per poter continuare a rafforzare un rapporto di fiducia basato sulla testimonianza e sulla fede. Meditandoci oggi, penso che forse sia stato importante per i bambini vedere questa continuità di vita e di esperienza: in classe, in chiesa o su un palcoscenico… indistintamente. Il mio linguaggio era per loro comprensibile e chiaro, incisivo, familiare. Prova di questo è il fatto che quasi sempre venivo invitata alle feste di diploma, di laurea, ai matrimoni e poi al battesimo dei loro figli. Posso dire di aver dato tutta me stessa. Senza riserve. In tutto questo, il mio obiettivo principale è sempre stato quello di essere mezzo della Grazia di Dio. Il mio pensiero ora non può che essere rivolto ai vari parroci che ho via via incontrato e conosciuto. Sono stati, per volere del Signore, appoggio e sostegno illimitato.
Ogni iniziativa prima di tutto passava attraverso il loro vaglio, e poi, certa di fare cosa gradita a Dio e a loro, cominciavo a lavorare senza sosta, fino a quando tutto fosse compiuto. In coscienza, ho arato, seminato e irrigato, ma poi è solo Lui che dà la vita e fa germogliare. Serva inutile, è vero, ma spero che il Signore possa dire di me: “Sei stata fedele nel poco, ti darò autorità su molto” (cfr. Mt 25,21). Colossale era l’iniziativa della Via Crucis: tutti gli anni, il venerdì che precedeva la domenica delle Palme, per le vie del paese, si realizzavano dodici quadri viventi in cui venivano coinvolti, come attori i bambini delle tre fasce di età con tutti i loro genitori e parenti. Un momento di preghiera sentita e molto intensa alla quale si univano quasi 600 persone: i bambini fungevano da “esca” per coinvolgere poi tutto il paese e le frazioni circostanti. Quasi sempre presente il vescovo, Mons Sanguinetti. Presenti tutte le autorità civili e religiose. Tutto veniva documentato e archiviato in parrocchia.
Mi ritengo fortunata per essere stata investita di questo mandato: insegnare a conoscere e ad amare Gesù nostro Salvatore. Soprattutto annunciarlo e testimoniarlo con la vita, con la fede e con le opere. “Ciò che viene dalla vita forma la vita. Ciò che esce dalla bocca, appena sfiora l’orecchio” (cfr. Relazione di C. Coviello). Carissime sorelle, ora capite per quale motivo affermo con tutte le mie forze che la scuola è il mio primo apostolato. Mi guardo indietro e vedo la mano di Dio che agisce in ogni istante. “La mano di Dio su di me” (Beato Alberione). In ogni gesto tengo sempre presente la voce di Gesù che ancora mi dice: “Lascia che i miei bambini vengano a Me”.

Vincenzina M.

 

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