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LA PROFESSIONE RELIGIOSA

 




Riportiamo l’omelia (dal volume Alle Pie Discepole 1960, pp. 83-88) pronunciata da don Alberione nella solennità dell’Annunciazione. Rivolgendosi alle neo-professe temporanee e perpetue delle Pie Discepole del Divin Maestro il Primo Maestro le invita a vivere in intimità con Maria la prima adoratrice di Gesù.

Questo è il gran giorno dell’umanità, il giorno più grande della storia, poiché in questo giorno il Figliolo di Dio si è incarnato e dal cielo ha portato i suoi beni. È venuto a prendersi, invece, i nostri mali per portarli sulla croce e così donarci la vita della grazia e aprirci le porte del cielo. È il gran giorno di Maria, questo. Il giorno in cui ella salì al più alto onore che è di chiamarsi: la Madre di Dio, chiamarsi ed [esserlo] veramente. Essere la Madre di Dio. E in quel giorno anche divenne la nostra Madre perché sul calvario fu proclamata tale (cfr. Gv 19,26-27). Ma realmente quando ella divenne Madre del nostro capo Gesù, divenne anche Madre di tutte le membra che siamo noi, fedeli, Madre di quanti portano in sé la grazia. E questo è pure il grande giorno per voi, il grande giorno in cui vi siete separate da una vita che poteva essere la vita ordinaria, secolare, la vita di famiglia e invece avete abbracciato la vita religiosa consacrandovi interamente al Signore per essere un giorno più felici in paradiso; raccogliere, cioè, più meriti sulla terra e compiere il vostro apostolato e quindi prepararvi una corona proporzionata ai meriti che andrete, giorno per giorno, accumulando. È il giorno solenne perché la Chiesa vuole che lo ricordiamo. Non vi è un’altra istituzione, un’altra devozione che la Chiesa ci faccia ripetere tre volte al giorno, l’Angelus, il giorno in cui Maria venne annunziata come l’eletta ad esser la Madre di Dio: al mattino, a mezzodì e alla sera, questa preghiera. E la Chiesa invita tre volte col suono delle campane a ripetere e a ricordare quel gran giorno dell’umanità, quel gran giorno di Maria. E per voi, aggiungete, [di] ricordare tre volte al giorno questo che avete compiuto poco fa: la Professione, la vostra intera donazione al Signore.

Ecco: Missus est angelus Gabriel [fu inviato l’Angelo Gabriele] (Lc 1,26). Ieri abbiamo celebrato la festa di S. Gabriele (24 marzo, fino alla riforma del Calendario Liturgico) e abbiamo ricordato i membri dell’Istituto secolare dei Gabrielini e l’hanno festeggiato lietamente, specialmente a Torino. Oggi, la vostra grande festa e la festa delle Annunziatine, che anche loro oggi solennemente celebrano a Torino. Oh, l’arcangelo Gabriele è il nunzio della redenzione. Prima comparve a Daniele e gli predisse il tempo in cui si sarebbe incarnato il Figliolo di Dio, sarebbe comparso il Messia; e predisse anche tutto quello che si sarebbe compiuto, specialmente nei giorni della Settimana Santa, quando questo Figliolo di Dio incarnato si sarebbe offerto come sacerdote eterno, offerto se stesso ostia viva, ostia pura, ostia santa (cfr. Dn 9,20ss). E poi S. Gabriele, Arcangelo della redenzione, comparve a Zaccaria ad annunziargli che sarebbe diventato padre di S. Giovanni Battista, il precursore del Messia (cfr. Lc 1,5ss). E finalmente egli, l’Arcangelo della redenzione, compare a Maria. Grande devozione a questo Arcangelo. E se è l’angelo dell’intimità con Maria, sia anche l’angelo della vostra intimità; nelle difficoltà, raccomandarsi a lui, l’Arcangelo della vostra intimità; della devozione degli angeli tutti poi, perché a ognuno di noi il Signore ha dato, nella sua misericordia, un compagno, il quale ci si è messo vicino dalla nostra nascita e ci accompagna, momento per momento, e ci presenterà al tribunale di Dio per ricevere la ricompensa, la ricompensa di coloro che sono fedeli, sì.
Sempre considerarci in due nel cammino. Non siamo soli, l’angelo con noi, quindi... A noi facevano sempre aggiungere, dopo l’Angelus, l’Angelo di Dio perché ricordassimo che non c’è solamente l’arcangelo Gabriele che abbiamo da onorare, ma ancora l’Angelo che accompagna ciascuno di noi. E il Vangelo dice che l’Arcangelo è apparso a Maria, che era vergine. Sì. La verginità che avete professata. Vi siete messe sulla strada di Maria per arrivare a Gesù Maestro. Ecco, egli è il Maestro Gesù. Ma come primo insegnamento pratico ci è stato [dato] questo: egli si è fatto figlio di Maria. Diventare figli di Maria e accompagnarci nella vita con Maria per sempre più conoscere e amare e imitare e zelare il Maestro Divino. Maria fu la prima adoratrice di Gesù con S. Giuseppe, là, nella grotta di Betlemme, modello di tutte le anime adoratrici. Quindi vi ha preceduto.
E andate a far l’adorazione con Maria, perché vi ispiri sentimenti di pietà, di amore, di fede e di volontà buona, onde onorare sempre meglio il mistero eucaristico, e ascoltare sempre meglio le sante Messe, e far sempre meglio le comunioni. E Maria assistette Gesù in quella tremenda Messa in cui fu sparso il sangue del Figlio sul calvario. Quindi modello delle ascoltatrici, degli ascoltatori della santa Messa. Ma non stette là muta, partecipò nella maniera più profonda al sacrificio di Gesù. Amate il messalino, partecipate alla Messa sempre più intensamente. Il messalino sia il compagno nella assistenza alla santa Messa. E Maria, poi, ricevette tante volte la comunione. E riceverete sempre Gesù come consegnatovi da Maria, datovi da Maria, con pietà; e prenderete i sentimenti che Maria stessa aveva quando riceveva da Giovanni la comunione. Maria è maestra di liturgia. Ella imparò due liturgie, ne praticò due: la liturgia dell’Antico Testamento, per esempio nel presentare Gesù bambino al tempio, e la liturgia del Nuovo Testamento, particolarmente, la liturgia al centro nella Messa. E Maria assistette alla Messa viva. Le altre Messe sono tutte ripetizioni della prima Messa.
E assistette alla consacrazione, alle Messe che celebrava Giovanni che era stato a lei affidato (cfr. Gv 19,26). [...] Maria fu quella che compì il servizio sacerdotale cominciando col dare la carne al Figliolo di Dio che s’incarnò in lei. E poi come lo servì, proprio bambinello nella sua prima comparsa lì, nella grotta di Betlemme, e poi durante i giorni di esilio in Egitto e poi quando era bambino là, a Nazaret, e poi durante il corso della sua vita: 30 anni di servizio sacerdotale. E non bastò, continuò a seguirlo, in quanto poteva, durante la vita pubblica il suo Figlio, e arrivò a comporre la sua salma e accompagnare quella salma del Figlio amatissimo al sepolcro. [...] Sempre lei, che è la guida a Gesù, poiché se Gesù sta in mezzo fra il cielo e la terra, il grande Mediatore, Maria è la mediatrice, è la mediatrice presso Gesù, sì, come è la corredentrice.
Oh, allora, in ogni cosa, l’esempio di Maria. Tutto diverrà più facile, come si è letto nella formula, per dare gli ultimi ricordi alle professe. Tutto diverrà più facile nella vita, tutto più santificato, tutto sarà più soprannaturalizzato; le intenzioni saranno più alte e a poco a poco in voi si opererà la trasformazione: “Vivo io, non più io, ma vive in me Gesù” (Gal 2,20). Adesso, in conclusione, vi sarà la benedizione. La benedizione che discenda sopra ciascuna delle professe, o professe per la prima volta o professe che già ripetono la loro consacrazione o professe che si sono legate in perpetuo a Dio con la professione completa, definitiva, sperando, poi, di compiere la professione eterna sulle porte del cielo, quando risponderà, non più il sacerdote, rappresentante di Gesù, ma Gesù stesso: Vieni, poiché ti sei donata, sei mia in eterno. E voi interamente di Gesù. E la benedizione si estenda sopra tutte le Case, tutte le Case della vostra Famiglia, la Famiglia delle Pie Discepole di Gesù Maestro e su tutte le Case della Famiglia Paolina. Sono 342 oggi queste Case della Famiglia Paolina, tutte portatele sempre nel vostro cuore.
E discenda, questa benedizione, sulla vostra famiglia. Impegnatevi a pregare che nelle vostre famiglie nascano vocazioni: prima, di sacerdoti, e poi di religiosi e di figliuole che si consacrano a Dio nella vita religiosa. E poi che siano benedette tutte le persone della casa, della parentela, della parrocchia a cui appartenete e siano benedette tutte le persone che vi hanno aiutate a preparare questo giorno felice per voi. È veramente il grande giorno della vita. E quindi l’impegno che voi, con la preghiera, con la pazienza, con l’osservanza religiosa, con l’esercizio degli apostolati, possiate ottenere la salvezza a tutti i vostri cari, ai vostri cari della famiglia e ai vostri cari che pur non appartenendo alla vostra famiglia come sangue, appartengono, come voi, ad una famiglia adottiva, ecco. Allora la benedizione sia larga per tutti.

Beato Giacomo Alberione

 

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