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DI SILENZI E DI PAROLE

 




“Come potrei servire con amore i poveri, se Gesù non mi riempisse il cuore d’amore nella preghiera?”: Madre Teresa di Calcutta ci rivela in queste poche parole, come in tante altre frasi e preghiere che abbiamo imparato ad amare, il segreto della santità. Pregare significa rompere gli argini della logica umana, per cercare di penetrare nella nube luminosa del mistero d’amore che si fa dialogo intessuto di silenzi e di parole. Per comprendere la preghiera bisogna bruciarsi nella preghiera, immergersi in una fiamma che consuma. Ci offre la sua esperienza di preghiera, che diventa testimonianza, un’altra madre: Anna Maria Canopi, abbadessa dell’abbazia benedettina da lei fondata nel 1973 sull’Isola di San Giulio. Nel suo ultimo libro edito da Città Nuova, Di Silenzi e di Parole, introducendoci a quel che è il respiro dell’anima, ci conduce nell’esperienza della preghiera nella vita di Gesù e, di conseguenza, nella vita del cristiano. Con il suo esempio, e con il dono del Padre Nostro, Gesù ci rivela che la preghiera è innanzitutto relazione. Relazione che libera l’uomo dalla solitudine in cui il peccato l’ha rinchiuso. È quindi anche lotta da combattere su tanti fronti: lotta contro la durezza del proprio cuore, contro le tentazioni e le continue distrazioni, contro l’aridità e contro la stanchezza dovuta all’umana fragilità. L’uomo che prega è un campo di battaglia, esposto a mille pericoli! Non vi è solo la preghiera personale ma anche comunitaria: nella santa Messa come nella Liturgia delle ore, dove ci è dato di santificare il tempo e con il canto, unendo le voci, allenarsi a intonare bene il cuore sulla nota del sì dell’amore di Dio e del prossimo. Conclude la riflessione il viaggio della preghiera nella vita dell’uomo: nell’infanzia e nella fanciullezza, nell’età giovanile e nell’età matura, fino all’anzianità. Silenziosamente il seme della preghiera cresce con l’età e secondo le varie vicende della vita. Sbocciano i primi germogli nell’infanzia, si fa piena di fervore e di speranza nell’adolescenza, diviene più consapevole e profonda nella maturità, fino a diventare nella vecchiaia una costante presenza alla Presenza.

Rosaria G.