cuore materno. Io sento dire molte volte: ecco, se hanno troppe relazioni con noi: pericoli! (parlo della parte maschile); altrimenti se intervengono per le necessità, per le debolezze e per le malattie e per quelle cose, quelle mille cose di cui si compone la vita: pericolo! Formare il cuore materno nel giusto senso, nello spirito umano e soprannaturale, è grande grazia. La suora, perché è suora, non cessa di aver la vocazione alla maternità. Quando prendono la Messa dieci giovani? Ecco il frutto delle nostre fatiche e del nostro amore soprannaturale, delle nostre preghiere, delle nostre industrie. Oh, quei dieci possono chiamare le suore “madri”. È per questo che portate il nome di “madre” e non di “maestra”. Che cosa manca? Manca, forse, più pietà? Certo che quando uno ama molto Gesù e prega molto la Madonna, il cuore si forma bene, sul Cuore di Maria, Cuore immacolato, Cuore materno di Maria. Perché l’evangelista dice: a Betlemme, Maria ricevendo sulle sue braccia [Gesù], senza che il corpo venisse in qualche maniera leso, lo depose, lo avvolse involviteum (cfr. Lc 2,7), vuol dire cura. Non avete cura delle calze e delle camicie? E del bucato, ecc.? E lo ripose, sì. Che sia contento, che si affezioni alla vocazione.
Molte vocazioni dipendono dalla pentola. Far bene! Ma adesso, qui possiamo già passare a un altro punto, non è vero? E aggiungiamo un’altra cosa, che è questa: si dice cucina all’americana, cucina all’italiana, cucina giapponese, cucina all’indiana. Allargare il cuore e saper fare ciò che nelle nazioni è richiesto. Venendo poi i chierici o i giovani di varie nazioni o a studiare in Italia oppure raccogliendosi in altre nazioni, bisogna esser materne e arrivarci. “Eh, ma quello lì, ha questo vizio, quello lì è ricercato, quello ha cibi tanto diversi”: Regnum Dei non est esca nec potus (Rm 14,17), il regno di Dio non è né pane, né vino, ma il regno di Dio è l’amore al Signore, è cioè: la sapienza di Dio, l’amore di Dio, la volontà posta in Dio. Che cosa v’importa se uno mangia nocciole oppure se mangia biscotti? O se mangia, invece, patate o se preferisce, invece, le cipolle? Cosa importa a noi? Non est esca, neque potus, il regno di Dio. Vedere se han voglia di studiare, se pregano, se avendo salute s’impegnano. [...] Cosa farebbe una mamma? Senza che l’altro, magari chieda, senza che si rendaconto. Occhio! Occhio! Man mano che si stabiliscono, nelle Case, delle suore più mature e che conservano, queste suore, il cuore materno, certamente si farà un gran progresso.
Ma sentirsi mamme. Non buttar là qualunque cosa. Perché, altro è il lavoro materiale, altro è il lavoro sedentario, di studio, di applicazione nell’apostolato, nella pittura. Bisogna aver cura, aver cuore, avere intelligenza, sapienza. Allorché si è sfiniti e stanchi e non si ha più voglia di nulla, la madre deve ancora trovare qualche cosa che mette l’appetito, qualche rimedio che sta per il caso. E in questo vi sono già delle suore, delle madri che lo fanno, e questo specialmente, è la madre in una Casa. E naturalmente poi, più sono vecchi i sacerdoti, più sono anziani e più hanno dei bisogni; come anche voi, più siete anziane, più avete dei bisogni, perché il corpo si consuma come si consumano le scarpe e allora bisogna rattoppare le scarpe, lucidarle, se sono sporche. Il cuore materno è sensibile e vede, la donna vede mille cose che l’uomo non vede; sistema mille cose che tra noi uomini non si sistemano mai; ha delle gentilezze e ha delle sensibilità, nello spirito giusto, preso innanzi al Tabernacolo, che non hanno gli uomini. Gesù va a morire. Ma là c’è una donna, c’è la Madre, gli Apostoli non ci sono, eccetto Giovanni che arriva tardi. E perché questo? Ah, avete proprio quella missione lì di essere: adiutorium simile sibi [un aiuto che gli fosse simile] (Gn 2,18). Certo nell’ordine della natura, ma molto di più nell’ordine della grazia, e perciò nell’ordine della grazia, ecco. Accanto a Gesù vi è Maria. Accanto a san Benedetto, vi è suor Scolastica, santa Scolastica; e accanto a don Bosco, vi è una madre, vi è poi la Mazzarello che capì subito gli intenti. Ella che non sapeva scrivere il nome guidava le professoresse dopo, perché quando un’anima è umile e quando è modesta e sa sentire tutte, incoraggiare tutte, domina non con la potenza della forza o dell’ingegno, ma col cuore. Il cuore tenuto a posto, però, si capisce, tenuto a posto, il cuore! […]
Beato Giacomo Alberione |