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EVANGELIZZAZIONE E MUSICA

 

Il mandato centrale che Gesù ha dato prima agli apostoli e quindi a tutti i cristiani è di andare per il mondo ad annunziare la venuta del regno di Dio e di portare tutti a impegnarsi personalmente nella costruzione del regno dell’amore (cfr. Marco 16,18). I primi apostoli sentivano profondamente l’urgenza di annunziare la salvezza al maggior numero di persone e quindi trasformano rapidamente ogni forma di arte comunicativa in strumento di evangelizzazione. Il compito essenziale dell’evangelizzazione è rendere gli uomini consapevoli dell’amore di Dio – rivelatosi attraverso Gesù Cristo – in modo che la sua azione possa trasformare l’umanità dall’interno. L’evangelizzazione richiede un cambiamento interiore, una decisione personale e un impegno a vivere i valori del Vangelo (Evangelii Nuntiandi, 18). La trasformazione di persone, culture e storia che sta alla base dell’evangelizzazione deriva direttamente dall’intervento gratuito e disinteressato di Dio (Redemptoris Missio, 11). L’evangelizzazione quindi ha come scopo annunciare la buona novella, attraverso la conversione degli uomini che, toccati dalla grazia di Dio, hanno deciso di cambiare radicalmente vita. Ma allora perché la Chiesa e tutti noi cristiani di buona volontà ci preoccupiamo di come annunziare, di quale mezzo o linguaggio sia più adatto o più efficace per raggiungere i cuori e le menti dell’umanità di oggi? Forse perché Dio Padre prima e Gesù dopo, hanno sempre cercato la collaborazione dell’uomo, pur potendo fare tutto e sicuramente meglio, da soli. L’esempio di tutto ció, cioé di come veicolare il messaggio che

vogliamo comunicare cercando di raggiungere l’ascoltatore con un linguaggio a lui comprensibile e familiare, è quanto fatto anche da Gesù che per parlare al suo popolo usava le parabole, i paradossi e tutti quegli esempi che facevano parte della vita quotidiana dell’epoca. Oggi però non parleremo di una modalità di linguaggio, cioé quello verbale o non verbale ma di una forma d’arte, perché la musica è definita proprio come l’arte dell’organizzazione dei suoni e rumori nel corso del tempo e dello spazio. Questa definizione, però, dice tutto e niente. Infatti la musica, senza il canto non rientra nel linguaggio verbale ma è appunto il linguaggio musicale, le cui lettere non sono le vocali e le consonanti, ma le note. Il linguaggio musicale a differenza di quello verbale, è universale perché cambiando paese non si cambia lingua. Le note sono sempre le stesse in Italia come in America, in Cina come in Nigeria. Allora perché la musica è comprensibile a tutti? Perché parla al cuore. La musica esprime emozioni e queste sono uguali ovunque perché appartengono alla natura umana e non è necessario che qualcuno ce le traduca. Premesso tutto ció, se pensiamo che il Signore parla al nostro cuore perché solo Lui lo riempie, solo Lui lo consola e solo Lui lo guarisce, allora non ci dovremmo stupire più di tanto quando diciamo o sentiamo dire che quel brano musicale ci emoziona, ci rappresenta, descrive bene lo stato d’animo di un periodo o di una situazione. Quindi, usare la musica per annunciare l’amore di Dio, soprattutto in certi contesti è molto efficace, anzi dove c’è rifiuto forse è l’unico modo per riuscire ad annunciare. La musica infatti vince tante barriere sia interne che esterne a differenza della parola che la nostra mente può facilmente annullare. Sono sicura che se la musica all’epoca di Gesù avesse avuto la diffusione e la poliedricità che ha oggi, Gesù avrebbe cantato o suonato. La musica puó essere un valido aiuto per l’evangelizzazione ma ricordiamoci sempre che ciò che conta realmente è “Chi” vogliamo annunciare. Il resto fa solo da cornice o, meglio, da sottofondo, da colonna sonora.

Claudia P.