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IL GRAN DONO DELLA VITA

 

«Il Signore, fra tutte le creature possibili, ha scelto proprio noi» – ricorda don Alberione – pertanto dobbiamo grande riconoscenza a Dio Padre per il gran dono della «vita umana con la creazione; la vita cristiana col battesimo; la vita religiosa con la vocazione» (Alle Pie Discepole 1956, pp. 186-192).

[…] Ora tre punti abbiamo da considerare: primo, il grande dono della vita; secondo, come utilizzare la vita; e terzo, il premio che aspetta a chi bene vive. Il grande dono della vita. Noi siamo creati e ci troviamo in questo momento, in questo luogo, ci troviamo con quella determinata età, in quella determinata circostanza, condizione di vita. Diciamo nel «Vi adoro»: «Vi ringrazio di avermi creata, fatta cristiana, conservata in questa notte, condotta in questa Congregazione».

Perciò tre motivi particolarmente qui vengono ricordati, tre motivi di riconoscenza al Signore. Ci ha creati: la nostra vita umana. Secondo, ci ha fatti cristiani: la nostra vita soprannaturale. Terzo, ci ha fatti religiosi: la nostra vita religiosa. E si potrebbe anche più chiaramente dire: la vita delle Pie Discepole. Ci ha creati, quindi viviamo. Siamo venuti al mondo. Ecco, venendo al mondo, creati da Dio, il Signore ci ha destinati ad un fine e il fine è questo: nella bontà sua, il Padre celeste, vuole avere attorno a sé, lassù, presso la sua mensa, una quantità di figliuoli e lassù ci attende, qui ci ha messo in prova. Prima la vita umana. La vita umana, ancorché non avessimo il battesimo, quindi, importerebbe dei doveri, un ufficio, un fine. Non sarebbe, il paradiso, quale noi speriamo adesso, se fossimo semplicemente uomini, non cristiani; ma la vita anche soltanto umana, avrebbe un fine e il fine è sempre una felicità, una felicità naturale a differenza del paradiso che è una felicità soprannaturale.

E di conseguenza avremmo da fare qualche cosa sulla terra, da adempiere certi doveri, la volontà di Dio, ancorché non cristiani.
I comandamenti son tutti di volontà di Dio, perciò l’adempimento dei comandamenti è richiesto anche come semplicemente uomini, ancorché ripeto, senza battesimo. Se si eccettua la parte positiva del terzo comandamento, il resto è tutto di dovere naturale, quindi l’osservanza dei comandamenti, come vedremo dopo, è la parte principale, fondamentale, per essere persone umane, rette e per potere, quindi, arrivare ad una felicità naturale, umana, dopo la morte, quale godono i bambini morti senza battesimo: un limbo, cioè un lembo di paradiso, che non è il paradiso soprannaturale che noi attendiamo. E allora: l’obbligo di pregare vien dal primo comandamento; l’obbligo di osservare i voti, vien dal secondo comandamento; l’obbligo di santificare qualche tempo e spenderlo per il Signore, vien dal terzo comandamento; l’obbligo di obbedire vien dal quarto comandamento; l’obbligo di amare il prossimo vien dal quinto comandamento; l’obbligo di vivere onestamente, castamente, secondo il proprio stato, vien dal sesto comandamento; ecc. Questi sono doveri principali: l’onestà, il rispetto della roba altrui, la santità interiore dei pensieri, dei desideri, son tutti obblighi che procedono dai comandamenti e che abbiamo ancorché non fossimo cristiani. Vivere. Il gran dono della vita. Il Signore, fra tutte le creature possibili, ha scelto proprio noi e allora sempre la nostra riconoscenza al Signore. Secondo: il Signore ci ha dato la vita cristiana, cioè ci ha chiamato alla vita soprannaturale e così noi non soltanto risultiamo di anima e corpo, ma ancora di grazia.
La grazia è l’anima dell’anima e la grazia è quella che ci rende figli di Dio e quindi ci fa operare, ci porta ad operare su un piano superiore che chiamiamo soprannaturale ed è quella che ci fa eredi del cielo, coeredi di Gesù Cristo. Ecco il battesimo, allora. Siamo nati una seconda volta: «renatus fuerit» (Gv 3,5), per mezzo dell’acqua e dello Spirito Santo. Se nel mondo vi sono 800 milioni di cristiani, di cui la metà cattolici, poco di più della metà, vi sono però, di contro, molti altri, poco meno di due miliardi, un miliardo e 600 milioni, 700 milioni, i quali non hanno ancora la luce del Vangelo, per i quali la condizione è come se Gesù Cristo non fosse venuto, non avesse ancor compiuto la sua redenzione, non avesse predicato il Vangelo, non avesse istituito la Chiesa, non avesse donato agli uomini i sacramenti e non avesse Egli portato quelle grazie che son comprese nella vita religiosa, nella vita sacerdotale e in tutta la vita cristiana. Ringraziare il Signore di averci fatti cristiani e perfetti cristiani nella cresima; la cresima che è il sacramento dell’apostolato, ha migliorato, ha perfezionato la vita che già era in noi per il battesimo. Poi nostro Signore vuole che la vita soprannaturale sia continuamente alimentata per mezzo della comunione e degli altri sacramenti e riparata, se vi è stato qualche peccato.
Essere cristiani. Quando si passa in quei Paesi in cui la stragrande maggioranza è pagana o adoratrice di dei falsi, quale pena, quale stringimento al cuore […]. In terzo luogo, abbiamo la vita religiosa. I cristiani in gran parte vivono la vita comune, entrano nello stato coniugale. Ma il Signore, fra tutti i suoi figli, cioè fra tutti i cristiani, ha scelto alcuni che fanno eccezione alla comune e li ha chiamati alla vita religiosa: «Se vuoi essere perfetto...» (Mt. 19,21), ecco. La vocazione ci ha portato alla vita religiosa. La vocazione che è la volontà di Dio, il quale destina alcune persone ad uno stato più elevato perché le vuole più vicine a sé, vuole che seguono, non solamente i comandamenti, ma anche, ora, i consigli evangelici e che un giorno possono essere vicine a Sé in cielo. Terzo grande motivo, questo, di riconoscenza al Signore di averci chiamati alla vita religiosa. E ne potete aggiungere un altro: proprio nella Congregazione delle Pie Discepole, la quale è una Congregazione così ricca di mezzi, così ricca di spiritualità! Di mezzi per la santificazione e di spiritualità che è proprio nel centro dello spirito del Vangelo: la vita in Cristo e nella Chiesa. Allora un altro motivo, un quarto motivo, specialissimo per voi, della riconoscenza al Signore, a Gesù. Ma veniamo anche a vedere questi doni che ci ha dato il Signore: la vita umana con la creazione; la vita cristiana col battesimo; la vita religiosa con la vocazione e la vita di Pia Discepola che avete come appartenenti a questa speciale Congregazione: sono grazie, sono doni.
Corrispondono dei doveri, perché noi tanto ci salviamo in quanto usiamo bene delle grazie, dei doni di Dio. Non basta vivere, ma spender bene la vita umana nella rettitudine, nell’osservanza dei comandamenti. Non basta esser battezzati, ma vivere nella vita cristiana con una fede profonda, con una speranza ferma, con una carità sempre più larga. Non basta essere religiosi, ma osservanza della vita religiosa, cioè dei voti, della vita comune. E non basta esser Pie Discepole, bisogna esser davvero pie, e cioè, bisogna che vi sia un grande amore al SS. Sacramento e che si compiano i particolari uffici, doveri, apostolati della vita che ha abbracciato la Pia Discepola, quello che è prescritto, quello che è descritto nelle Costituzioni. Da una parte siamo come schiacciati dalla quantità di grazie, come quando vi ritirate dalla comunione, dall’altare, dove avete ricevuto l’Ostia o quando il sacerdote rientra in sacrestia dopo la Messa che cammina un po’ curvo quasi sotto il peso delle grazie. Sentir la riconoscenza. Ma dall’altra parte a ogni dono corrisponde un obbligo e quindi l’osservanza dei comandamenti della legge di Dio: la giustizia, la prudenza, la fortezza, la temperanza in quel grado umano, perchè poi vi è il grado soprannaturale di virtù infuse, e quindi l’obbligo di vivere cristianamente, e quindi l’obbligo di vivere la vita religiosa, e quindi l’obbligo di vivere la vostra vita.
Ecco i quattro punti dell'esame di coscienza che sono comuni. Ciascheduna poi ha i propri punti, ma in primo luogo domandarci: io sono osservante dei comandamenti? Secondo: io vivo la vita cristiana? Ho fede ferma, ho speranza ferma, ho carità ferma, costante? Sono in queste virtù? E io vivo la vita religiosa, cioè la povertà, la castità, l’obbedienza, la vita comune? E quarto: e la vita della Pia Discepola, io l’amo? – avete da dire – io la pratico? io abbraccio gli apostolati che vi sono compresi? e studio, medito, pratico le Costituzioni? Quattro punti di esame di coscienza. Oh, da notare che potrebbe dirsi: ma se non avessi i doveri della Pia Discepola, non sarei così carico di obblighi; se non avessi i doveri della vita religiosa, non sarei tanto carico di obblighi; se non avessi i doveri della vita cristiana, non sarei tanto carico di obblighi; se non fossi creato, non avrei l’osservanza dei comandamenti, si può dire così. Ma adesso ci siamo, creati, e siamo in questo stato particolare: o salvarsi o non salvarsi. Tanto più poi quando si tratta di doveri abbracciati volontariamente quando c’era già la pienezza della cognizione e della coscienza di quel che si faceva, cioè: «se vuoi esser perfetto» (Mt. 19,21) avanti, fa’ il passo. E se proprio vuoi essere Pia Discepola, vesti quest’abito, studia queste Costituzioni, prendi questo modo di vivere, accetta quello che in Congregazione si trova, cioè gli usi che nella Congregazione ci sono, la vita comune che vi è, la vita comune la quale è sempre più difficile che non la vita semplicemente religiosa o cristiana, la vita comune (intendo la vita semplicemente religiosa, cioè di quelli che vivono con voti nel secolo, nel mondo), più difficile. I caratteri strani si trovano sempre in contrasto con la vita comune, perciò vi sono tanti caratteri non fatti per la socievolezza che costituisce la vita comune religiosa. Oh, sì, quattro specie di doveri.
Ma allora ci sentiamo schiacciati un’altra volta dal peso. Ma ci sono quattro ordini di grazie, e ci sono quattro ordini di meriti, e quattro ordini di gloria, poi, in cielo. Quattro ordini di grazie per l’osservanza dei comandamenti. Grazie, grazie speciali, perché siamo anche cristiani, per l’osservanza dei doveri del buon cristiano e la vita che si faceva quando si era giovani. Grazie speciali. Grazie più abbondanti ancora nella vita religiosa, e grazie particolari per la vostra vita di Pie Discepole. Quattro ordini di grazie. Poiché il Signore non comanda semplicemente, ma offre il suo aiuto affinché quello che nei comandamenti era difficile, possiamo compierlo con la sua divina grazia, e quel che era difficile nella vita cristiana, e quel che è difficile nella vita religiosa, e quel che trovate difficile nella vita di Pia Discepola, diventa facile col suo aiuto. Gesù non ci lascia soli, ci accompagna: «Sono con voi, non temete » (cfr. AD 152). E allora anche quattro ordini di consolazioni abbiamo sulla terra, se si vive bene la vita che abbiamo descritto. L’uomo retto nel suo interno e nel suo esterno ha pace di anima. Il cristiano che vive la vita del cristiano, imitando Gesù Cristo, praticando la fede, la speranza, la carità, sa di andare incontro ad un bel paradiso. Il religioso che è osservante, ha sempre pace e quando si tratta poi di Pie Discepole, l’intimità con Gesù Eucaristico e il contatto continuo con quello che è soprannaturale, porta non solo una grande pace, ma ancora l’abbondanza dei frutti dello Spirito Santo, dei dodici frutti dello Spirito Santo, finché si arriva alle «beatitudini » che sono una pregustazione di cielo.
E quattro ordini di gloria in paradiso. Primo, perché l’osservare i doveri naturali con spirito soprannaturale ci guadagna il cielo. Parliamo con spirito soprannaturale. Secondo, perché aggiungere i doveri cristiani e osservarli con la divina grazia ci guadagna un altro grado di gloria. E terzo, perché osservando i doveri religiosi, si sale più in là, più avanti nel paradiso. […] Brevissima la vita presente in confronto all’eternità. Non si può neppure stabilire un paragone. Ma chi è fedele per poco tempo, avrà un premio eterno; anche un piccolo atto di virtù, vi sarà in corrispondenza un grande ed eterno premio in cielo. Orientiamoci bene. Comprendiamo bene questo gran dono della vita. Gli Esercizi devono servire a portarci un senso più preciso della vita e dei doveri e dei premi per chi li vive bene. Gli Esercizi Spirituali devono portarci ad esser più religiosi, e una morale, cioè una vita più virtuosa, e culto, cioè più pietà, più divozione; ecco. Allora la vita religiosa, la quale ha poi quel colore speciale che è nella vostra Congregazione. Elevarsi! Non perdersi in sciocchezzuole. Quante volte ci fermiamo e perdiamo il tempo a riflettere sopra cose che non meritano. Elevarsi! Il grande premio vi aspetta: il paradiso. È un paradiso, sì, quello che mi ha preparato Gesù, sì, un paradiso bello, eterno. Sia lodato Gesù Cristo.

Beato Giacomo Alberione