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LETTERA AGLI EBREI
(9)

“Cercate la pace con tutti e la santificazione” (Eb 12,14)

Riprendiamo lo studio della lettera agli Ebrei esattamente dal punto in cui l’avevamo interrotto: il capitolo 12. In esso l’autore, dopo aver presentato il valore della fede dei padri, pone davanti alla sua comunità l’esempio di Cristo ed invita i credenti a fissare lo sguardo su Gesù “autore e perfezionatore della fede” (12,2). La riflessione cristologica dell’autore è tesa a far acquisire ai lettori una dimensione contemplativa (fissare lo sguardo) unita ad una forte perseveranza nelle prove, esattamente allo stesso modo di Gesù che non si sottrasse al dolore della Croce, ma lo affrontò pienamente immolando la sua stessa vita e meritando, in questo modo, di sedersi alla destra del Padre quale giudice misericordioso. I cristiani, perseguitati in egual misura, sono invitati a non perdersi d’animo, a non stancarsi, a non gettare la spugna, ma a considerare, per dirla con S.Paolo, la gloria futura più che le sofferenze del tempo presente. Da qui l’invito ad accettare la prova cogliendone l’intrinseco valore pedagogico; il fatto, cioè, che attraverso la prova Dio corregge i suoi figli e, dunque, li fa crescere e li rafforza. Da queste poche battute si comprende come il capitolo in questione risulti veramente uno dei più importanti della lettera e non bisognerebbe stancarsi di tornarvi con una certa frequenza; contemplazione, imitazione di Cristo, perseveranza, valore della prova… sono tutte tematiche e valori che attraversano la nostra consacrazione e che meritano un quotidiano approfondimento di mente e di cuore, per consentire alla Parola di plasmare la nostra vita e di renderla simile a quella del Figlio. Sempre dal capitolo 12 vorrei spigolare alcuni fra i versetti centrali per tentare di aggiungere altre riflessioni e presentarle a mo’ di studio e di condivisione.

Sono i vv. 14-17 “Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio…” (nella continuazione del brano l’autore invita a non imitare Esaù svendendo valori preziosi per cose di poco conto). Nell’economia del brano mi sembra di cogliere uno sviluppo di questo tipo: si passa dalla maturazione personale – contemplazione, prova, vigilanza – alle relazioni personali rinnovate e santificate. L’autore presenta, nei primi vv. del capitolo 12, la necessità che i singoli credenti maturino valori fondamentali e perseverino nel loro raggiungimento; solo così potranno affacciarsi alla dimensione comunitaria portandovi dentro l’anelito alla santità. In un contesto come il nostro, in cui le relazioni spesso difettano mentre sono viziate da un esasperato isolamento, diventa necessario recuperare una visione alta di ciò che il Signore ci chiede. In ordine vorrei suggerire qualche approfondimento rimarcando le parole del testo.

1. Cercate la pace con tutti. La prima pietra che l’autore colloca per la costruzione dell’edificio comunitario non è la pace, ma la ricerca di essa; la pace è certamente dono di Dio, ma è anche il frutto di una ricerca continua ed instancabile. Paolo nel cap. 12 della lettera ai Romani esprimeva un concetto simile: “Per quanto dipende da voi vivete in pace con tutti”. Qui vi è la sottolineatura della ricerca, dello sforzo, dell’impegno ad avere un atteggiamento diverso, della responsabilità di fare la propria parte. Se non vi è questo sforzo non si potrà vedere il Signore. Dai Vangeli sappiamo bene che la pace è il primo dono del Risorto (“Pace a voi… vi lascio la pace, vi do la mia pace...”) e questo dono va investito a piene mani per costruire una comunità all’interno di relazioni rinnovate e redente. Nella vita di ogni giorno è possibile che l’anelito alla pace si corroda o perda di vigore anche all’interno di un gruppo o di una comunità: rapporti che si incrinano, vecchie ruggini che emergono, indifferenze diffuse, distanze affettive… tutte queste cose rendono arida anche la nostra stessa consacrazione. Da qui la forza dell’invito: cercate la pace con tutti. Invito da raccogliere e da tradurre nelle relazioni quotidiane, facendo attenzione a non riversare affetto solo a quelli che ce lo ricambiano, ma ad essere generosi soprattutto nei confronti di coloro che, per mille motivi, sono più distanti.

2. Cercate la santificazione. Il cammino della santità sembra andare di pari passo con la ricerca della pace. La santità non va ricercata dentro spazi sicuri o pratiche ripetitive, ma dentro il cuore delle persone, avendo a cuore la loro vita più della nostra, amando tutti con la stessa generosità di nostro Signore, il quale ci ha dato l’esempio della santità non entrando nel tempio, ma donando la vita per tutti i peccatori. L’autore della lettera agli Ebrei ci presenta qui un concetto di santità che si coniuga con le relazioni di ogni giorno e le carica di un valore quasi soprannaturale. I nostri cammini di santità, a volte, si interrompono o perdono di forza, perché non riescono a valorizzare la dimensione quotidiana e rimangono racchiusi dentro brevi e occasionali momenti di spiritualità. Dentro la ricerca della pace con tutti, dentro relazioni serene e costruttive, vi è già l’anelito alla santità; anzi, quelle stesse relazioni, se riempite di Cristo e della sua pace, sono già esercizio di santità.

3. “Vigilate che nessuno venga meno alla grazia di Dio”. Questa terza sottolineatura arricchisce e completa le due precedenti. Quando parliamo di vigilanza, in genere, la applichiamo alla nostra vita personale e all’impegno di essere attenti a quanto il Signore ci chiede o alle circostanze che accadono. Qui l’autore ci invita ad un salto di qualità notevole: dobbiamo vigilare sugli altri; dobbiamo, in qualche modo, avvertire la responsabilità degli altri, affinchè a nessuno manchi la grazia di Dio e nessuno sciupi il valore del dono ricevuto. Questa indicazione illumina il valore del gruppo. Alla domanda “Perché stare in gruppo?” o “Che significato ha il gruppo di cui faccio parte?” il nostro autore risponderebbe: “Perché ognuno possa vigilare sull’altro!”. Nella visione cristiana e nella scelta di consacrazione, l’altro non è un estraneo, ma è parte di uno stesso corpo, anzi, è parte di me. Pertanto io devo avvertire la responsabilità di chi mi sta accanto, perché se egli cresce nella santità cresco anch’io, se si ferma mi fermo anch’io! Ed in particolare l’invito è a vigilare affinchè a nessuno venga meno la grazia di Dio. Concretamente potremmo tradurre questa espressione con il rendersi partecipi del cammino spirituale dell’altro (o del gruppo), della valorizzazione dei doni di Dio, dell’attenzione se vi è qualcuno che ha il volto spento, del valore della preghiera comunitaria… È la vigilanza delle vergini sagge che, seppur sopite, non hanno dimenticato l’olio in piccoli vasi e, insieme, possono andare incontro allo Sposo che viene. Ricerca della pace, anelito alla santità, vigilanza comunitaria… piccoli passi per rendere più bella la nostra vita… piccoli passi per riprendere il cammino, per ricominciare a contemplare il volto del Maestro nel volto di chi ci sta accanto e, insieme, crescere in una vita santa.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE:

1) Dinanzi a delle situazioni di crisi, di confusione o di smarrimento che si possono verificare, sia nella vita di gruppo che nella vita delle persone o delle sorelle che ci stanno accanto, so reagire come l’autore della lettera agli Ebrei e cioè con pazienza e illuminata sapienza?

2) La perseveranza è l’altra faccia della fedeltà. Abbiamo noi un passo misurato e deciso per arrivare fino alla meta? Cosa ostacola e rallenta di più il nostro cammino?

Don Baldo Reina