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Una testimonianza vocazionale
Maria G.Boi  20° di professione -2008

[Questa è la trascrizione della testimonianza tenuta da Maria Grazia Boi, in occasione della riconferma dei voti, nel suo 20° di professione religiosa, il 30 luglio 2008, Carbonia (Ca)] Uno dei canti della Famiglia Paolina, che usiamo quando ci sono questo tipo di celebrazioni, dice così: “Siamo venuti, Signore, a celebrare, nella gioia, le abbondanti ricchezze della tua grazia”. È proprio questo che questa sera facciamo: celebrare le abbondanti ricchezze della grazia del Signore. Ogni dono, la vita consacrata, e non solo, non è per la persona ma per tutta la comunità; e quindi tutta la comunità è oggi in festa. Però ci sono alcune manifestazioni particolari della grazia del Signore, nella mia vita. C’è una storia vocazionale. Sino all’85 non avrei mai immaginato di consacrarmi al Signore, anzi se qualcuno me lo avesse detto, l’avrei preso per pazzo furioso. In tutto il mio cammino ci sono due “personaggi” che mi accompagnano: Maria e San Paolo, sempre presenti. Anche a partire dal nome: quando mia mamma mi aspettava, durante il primo mese di gravidanza, ha avuto una minaccia d’aborto, ― era il “momento” dell’elezione di Paolo VI ― e pensava di mettermi il nome di Paolo o Paola. Però le piaceva anche Maria Grazia e allora mi ha messo Maria Grazia.

Passano gli anni; ero agli inizi degli studi di medicina, e mia mamma mi chiese di portare la domanda di iscrizione alla scuola materna di mio fratello. Lì, l’insegnante, che io conoscevo, ma una conoscenza superficiale, buongiorno e buonasera, mi propose di fare un’esperienza di fede, in un posto ― diceva ― molto bello, si sta bene, un posto lontano, Caravate, in provincia di Varese. Io, a quell’epoca, andavo a Messa la domenica, i sacramenti Natale e Pasqua. Punto. Questo era il mio cristianesimo. Ho accettato di fare quest’esperienza senza sapere ciò che andavo a fare; per fare un viaggio fuori dalla Sardegna. Partiamo; abbiamo preso la nave, ci siamo fermate un giorno a Roma. E questa persona voleva sempre portarmi alla Basilica di san Paolo, ma io non volevo andarci, vi ero stata alcuni mesi prima e volevo vedere altro. Alla fine della giornata, siamo andate di fronte alle “Tre Fontane”, ad ascoltare la Messa, la dove è apparsa la Madonna. E poi, naturalmente, la visita alle Tre Fontane… ancora Maria e Paolo, presenti. L’esperienza di fede era un corso di esercizi spirituali, esercizi fatti in silenzio. Io non conoscevo la Famiglia Paolina, non avevo mai sentito parlare di don Alberione, non sapevo assolutamente nulla. C’era il silenzio per cui… … …

Il quinto giorno degli esercizi c’è un momento particolare, si tiene quella che si chiama la “Messa delle Professioni”, cioè c’è chi fa i primi voti, chi li rinnova, chi fa la professione perpetua. Bene, quell’anno, c’era una mia consorella, ― allora non lo era ― che faceva la prima professione. Bene, io non sapevo neanche che cosa stava avvenendo in quel momento; è una cosa difficile da descrivere a parole, ma ho sentito una forza, un desiderio, di essere al suo posto. È una cosa che ho tenuto nel cuore, l’ho tenuta per me, non l’ho detta a nessuno.
Terminato il corso di esercizi, sono andata via con due propositi: la confessione mensile e il rosario, rosario che non sapevo recitare. Mi era stato regalato il libretto di preghiere della Famiglia Paolina e quindi usavo quello. Dal rosario, proprio recitando il rosario, ho iniziato ad andare a Messa tutti i giorni. Poi, mi era piaciuta la Liturgia delle Ore, con i salmi, e allora ho iniziato a comprarmi [i volumi del] Breviario, ma non il libretto piccolo, i quattro volumi, man mano che cambiava il tempo liturgico. E ho iniziato, anche, a meditare il Vangelo, il Vangelo del giorno. Insomma, per farla breve, in un paio di mesi, andavo a Messa tutti i giorni, pregavo il Breviario per intero, il rosario, la meditazione.
Un altro passo: il 25 di gennaio [1986], festa della conversione di San Paolo, era in visita al Gruppo di Cagliari del mio Istituto, l’allora Superiore. Voi sapete che il mio Istituto si chiama Istituto Maria SS. Annunziata ed è parte della Società San Paolo, dei sacerdoti Paolini, quelli che fanno “Famiglia Cristiana”, per intenderci. Mi sono ritrovata a colloquio con lui, e lì mi chiese: “Il Signore, cosa vuole da te?” Risposi: “Non lo so”. E lui: “Non è poi così difficile; hai visto San Paolo?” Passai tutto il pomeriggio, nella casa delle Pie Discepole, altro ramo della Famiglia Paolina, a Cagliari, ho passato l’intero pomeriggio a chiedere al Signore: “Che cosa vuoi da me?”
Il giorno dopo c’è stato il ritiro; all’ora di pranzo, lui davanti a tutti, questo sacerdote, dice: “Maria Grazia, il prossimo anno, entra in Noviziato”. Così…, nessuna ha parlato, sorrisetti ma…
Arriviamo all’estate successiva; mi aveva invitato a partecipare nuovamente ad un corso di esercizi. E questa volta, Loreto, sede della Santa Casa; ancora una volta la presenza di Maria; e l’argomento di quel corso di esercizi era proprio San Paolo. E da lì, ― in quel posto ho detto “Sì” ― è iniziata questa bellissima avventura, dove, certamente, non mancano i momenti di difficoltà. Ma quando si rientra in se stessi e si guarda all’essenziale, allora si ritrova tutta la gioia di un dono veramente grande.
Un grazie veramente di cuore.
Tra pochi istanti farò questo gesto, riconfermerò i voti, mi inginocchierò nel primo gradino dell’altare; questo a significare che l’offerta della mia vita è associata al sacrificio eucaristico.