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ANNO EUCARISTICO E SPIRITUALITÀ PAOLINA
Carissime sorelle, L’EREDITA' DI DON ALBERIONE La Famiglia Paolina oltre ad essere “missionaria”, ha ricevuto fin dall’inizio dal suo Fondatore una precisa connotazione eucaristica: Siamo nati dall’ostia e dalla Parola di Dio. Esse costituiscono i due punti di riferimento obbligatori e necessari per la missione paolina. tutto questo potrebbe diventare un’abitudine, un po’ come capitava per chi sentiva il Fondatore ai primi anni della sua missione quando parlava troppo spesso di “Gesù Maestro, Via, Verità e Vita. Anche il discorso fatto da Gesù al suo tempo non è stato recepito immediatamente, o non è stato capito in tutta la sua profondità. Ricordiamo i versetti riportati sia da Mt 22, 16 e sia da Mc 12, 14: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo la verità, senza preoccuparti di nessuno perché tu non guardi all’apparenza degli uomini, nei quali è insito un grande atto di fede ma al tempo stesso costituisce un “trabocchetto” per poter mettere in difficoltà il Maestro. La risposta di Gesù è molto precisa: Perché mi tentate, ipocriti? |
In effetti, Gesù è maestro che insegna la via al Padre e con la sua morte e risurrezione darà la sua vita per tutti noi: è il Maestro che non solo predica, ma è anche vittima di redenzione. Parola di verità ed Eucaristia, agnello immolato. Per capire meglio questo leggiamo con attenzione alcuni discorsi di Gesù nel Vangelo di Giovanni: 14, 1-29: Gesù si identifica con la Via, la Verità e la Vita (v. 6); Gesù si identifica con il Padre (v. 9), Gesù assicura poi la continuità della sua azione nell’azione dei suoi discepoli (v. 12) e per questo promette l’invio dello Spirito di verità (vv. 16-17). 8, 12-36: Gesù si presenta come verità che libera. Egli si presenta fin dall’inizio della sua predicazione come “luce del mondo che dà la luce e la vita” e afferma che coloro che persevereranno nei suoi insegnamenti, saranno veramente suoi discepoli, conosceranno la verità e la verità li renderà liberi, perché “Se il Figlio vi libera, sarete veramente liberi. 5, 17-32: “Chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna” (v. 24). 6, 26-59: Gesù si professa vero nutrimento per quanti conoscono nella verità il Padre: “Io sono il pane della vita” (v. 48) e poi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (v. 54) e infine: “Come il Padre vivente ha mandato me e io vivo per il Padre, così chi mangia me , vivrà anch’egli per me... chi mangia questo pane vivrà in eterno” (v. 58). Questo sostentamento che Gesù ci offre sazia tutta la persona: mente, volontà e cuore. Ecco perché il Fondatore ci ha indicato l’ostia come luogo della nostra nascita.
Quest’anno eucaristico è dunque per noi un’occasione per “prepararsi per fare qualcosa per l’umanità del nostro tempo”. Questo “prepararsi” implica l’azione dello Spirito Santo e ci introduce bene in quello che è lo specifico paolino: aiutati dallo Spirito impegnare tutte le forze per portare il Vangelo di Gesù Cristo a tutta la umanità, con i mezzi che il progresso umano ci offre. Il fatto che don Alberione viva questa esperienza carismatica di notte, collegata alla Messa e all’adorazione eucaristica, l’avvicina molto a quella che è l’esperienza ecclesiale tipica della veglia pasquale, è veglia di generazione e di vita Nella veglia di don Alberione si riscontra una disponibilità al pieno rapporto con Dio; quella celebrazione eucaristica è veramente una manifestazione della fecondità dell’Eucaristia. La cosa più interessante è che per il Fondatore questa messa solenne e l’adorazione si trasformano in missione. Essa nasce per sovrabbondanza di Cristo, perché Cristo non si disperde, non diminuisce nella sua potenza. Più le persone sono piene di lui e più è sviluppata la possibilità della missione. IL VADEMECUM In questa antologia degli scritti alberioniani ci sono varie citazioni che riguardano l’Eucaristia e la pietà eucaristica. Al n. 832 si dice che la Messa è il centro del culto cattolico, il centro del mondo. Il mondoche prega ha il suo centro nella celebrazione eucaristica, che è la fonte delle grazie, il “sole delle devozioni”. Questa luminosità è tipica dell’Eucaristia e ci rimanda a quello che è stata la riscoperta fatta dal Concilio Vaticano II quando parla della liturgia come fons et culmen di tutta l’attività della Chiesa. tutto parte e tutto ritorna all’Eucaristia. Altro passaggio interessante è il numero successivo. Riparte con lo stesso elemento della luminosità: “una particolare luce venne dall’Eucaristia...”. Don Alberione ci ha indicato la realtà eucaristica in termini visivi: si ha quasi la percezione di questa presenza, di questa anticipazione attraverso la luce “La Messa è il sole della pietà e la regina delle devozioni; è la fonte dell’acqua di vita e delle grazie che comunicano i Sacramenti; è il più efficace suffragio per il Purgatorio. La Messa è luce, sacrificio, innesto della preziosa oliva in un olivastro che è l’uomo peccatore; la Messa è gloria del sacerdote, fortezza dei martiri, alimento delle vergini, l’occulta potenza dell’apostolo, dello scrittore, del predicatore, la gioia del vero cristiano”. IMPEGNI PER L’ANNO 2005 Nel Convegno delle Responsabili svoltosi a Roma dal 3 al 5 gennaio 2005 si è fatta la verifica sugli impegni assunti per l’anno trascorso.. Si è riconfermato quanto deciso per tutte le sorelle nell’anno 2004. In particolare: * Al giovedì di ogni settimana offrire la liturgia delle ore per i Sacerdoti della Società San Paolo perché siano santi e santificatori, come voleva don Alberione. * Riprendere con maggior fedeltà e intensità L’ora di preghiera per le vocazioni, aggiungendo come impegno: una S. Messa da far celebrare ogni mese dalle sorelle del gruppo per questa intenzione. * Proporre ad una giovane, dopo una congrua preparazione, di partecipare ad un Corso di Esercizi Spirituali promosso dall’Istituto Durante i giorni del Convegno ci si è soffermati a considerare l’appartenenza alla Famiglia Paolina e si è rilevato che ci sono tentativi di collaborazione con le diverse realtà paoline presenti nella regione o nel territorio, ma è stato ribadito che l’unità si raggiungerà quando ognuna vivrà con fedeltà la sua vocazione, come voleva don Alberione: essere cioè un’annunziatina, una consacrata che porta al mondo Gesù e lo dona per farlo conoscere e amare; una che prega, che adora, che ama la Parola di Dio e la incarna. Solo così ci si sentirà parte di quel grande albero che è la Famiglia Paolina. Questo è lo sforzo e l’obiettivo a cui tutte devono tendere. Nel fare tutto questo sarà di grande aiuto la Relazione di Anna Maria Gustinelli sul Donec formetur Christus in vobis. A tutte il compito di aiutare le sorelle ad accogliere e approfondire il cammino formativo immettendosi in vera conversione per lasciarsi condurre da don Alberione verso il necessario e impegnativo rinnovamento interiore. A tutte il mio saluto e la mia preghiera. Don Antonio |