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IL ROSARIO

 



Cenni storici

La festa del rosario fu istituita da san Pio V in ricordo della vittoria a Lepanto sui Turchi. È noto come nel secolo XVI, dopo aver occupato Costantinopoli, Belgrado e Rodi, i Maomettani minacciassero l’intera cristianità. Il 20 maggio 1571 venne firmata la Lega Santa contro i Turchi. Oltre allo Stato Pontificio e al regno di Spagna, vi aderirono repubbliche e famiglie facoltose del tempo tra le quali: la Repubblica di Venezia, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara, insieme ai Cavalieri di Malta.
Molte sono le leggende che sono state tramandate nei secoli a proposito della festa della Madonna del Rosario. Si narra che il Pontefice Pio V, da cui era nata l’idea di una lega contro i Turchi, dopo che questi si erano impradoniti di Cipro, decise di porre questa battaglia sotto la protezione celeste della Beata Vergine del Santo Rosario.

Fu così che, pur essendo nettamente inferiore, l’armata navale cristiana vinse e segnò l’inizio del declino dell’impero ottomano. Numerosi furono i trofei di guerra, uno su tutti divenne oggetto legato alla religione. Si trattava di una catena con piccoli grani: l’attuale nostro rosario.
L’anno successivo alla battaglia sempre Papa Pio V, istituì una giornata commemorativa in onore della vittoria dedicata alla Beata Vergine. La festa vera e propria fu però istituita da Gregorio XIII nel 1573, alla prima domenica di ottobre.

Cenni devozionali

La parola Rosario deriva dal latino rosarium (roseto): fu chiamato così perché rappresenta come una collana di rose in onore di Maria. L’uso della corona, per scandire le Ave Maria e i misteri del rosario si rifà agli antichi monaci egiziani, i quali si servivano di grani o sassolini – e più tardi di una cordicella munita di nodi o di grani grandi e piccoli – per contare le loro preghiere e controllare meglio la memoria e i tempi dell’orazione.
La ripetizione litanica dell’Ave Maria nel tempo fu scandita in tre cicli di misteri: gaudiosi, dolorosi e gloriosi – recentemente con l’aggiunta dei misteri luminosi – è divenuta di quattro cicli. Essa unisce, in modo semplice e pratico, l’orazione vocale e la meditazione biblica. Per questo il Rosario è divenuto – ed è ancora oggi – la preghiera popolare per eccellenza. Si può praticare da soli o in gruppo, può accompagnare e scandire i momenti della giornata, mentre si lavora in casa, nei ritagli di tempo, in viaggio; può essere recitato in occasioni più delicate, mentre si assiste un malato o si veglia un morto. Con il Rosario si possono affidare a Maria le intenzioni più care, i problemi che ci stanno più a cuore, nella certezza che lei, come fece a Cana, saprà essere per noi mediatrice di grazie presso il Figlio suo Gesù.
“È una devozione della Chiesa… giustamente cara alla pietà cristiana, che nulla ha perduto della sua attualità, nelle difficoltà dell’ora presente” (Paolo VI).
Il Magistero della Chiesa ha più volte esortato i fedeli a pregare con il Rosario: a partire da Sisto IV (1478) e dal già ricordato Pio V (1569;1571), fino ai Papi del secolo scorso e segnatamente Leone XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, che, nell’esortazione apostolica Marialis Cultus (1974), espone le linee fondamentali della mariologia del concilio e del conseguente rinnovamento della pietà mariana, in prospettiva biblica, liturgica, ecumenica e antropologica; a finire con Giovanni Paolo II, il quale ha sentito il bisogno di sviluppare una riflessione sul Rosario, quasi a coronamento mariano della lettera apostolica Novo millennio ineunte, per esortare alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre santissima. Recitare il Rosario, infatti non è altro contemplare con Maria il volto di Cristo. Per questo Giovanni Paolo II ha voluto che il 2003 fosse l’Anno del Rosario.

Il Rosario in Don Alberione

Nell’ambito della nostra spiritualità la devozione a Maria e la preghiera del Rosario occupano un posto privilegiato. Il Fondatore negli scritti, nelle prediche e nelle esortazioni non si stancava di ripeterne l’importanza: “La devozione alla Madonna nella nostra pietà deve avere un posto particolare. Questa devozione ha manifestazioni particolari. Certamente nessuno di voi dimenticherà le tre Ave Maria al mattino e alla sera. Nessuno dimenticherà di consacrare alla Madonna il sabato, il mese di ottobre, il mese di maggio. […] Parliamo in particolare del Rosario, di cui tanto hanno scritto e parlato i Sommi Pontefici, interpretando i desideri di Gesù Cristo e della Madonna. A Lourdes e a Fatima, Maria ha esortato alla recita del Rosario. La devozione al Rosario è devozione facile, efficace, adatta a tutti i tempi, a tutti i luoghi e a tutte le persone.” (Per un rinnovamento spirituale, pag. 62).
Il Primo Maestro però esortava non solo a dire il Rosario, ma a dirlo con fede illuminata e illimitata: “Chiedere la grazia di saper dire bene il Rosario, di saper meditare bene i Misteri, di chiedere in ognuno di essi una grazia particolare. Bisogna che il Rosario non sia monotono, ma sapiente. Coloro che amano la Madonna intensamente, che comprendono la bontà e l’efficacia della devozione a Maria, arrivano presto alla pratica del Rosario intero. Riempire i vuoti della giornata con dei misteri del Rosario. Se si reciterà bene il Rosario, avremo in ogni tempo della nostra vita, le grazie necessarie per noi e per il nostro apostolato. E quando avremo da prendere delle iniziative, o compiere qualche sacrificio, avremo la Madre con noi. Capiamo che cosa significa avere con noi, ad aiutarci, una tal Madre? In punto di morte, la Madonna, tante volte invocata, verrà ad assisterci; farà con noi come ha fatto con Gesù: quando seppe che era stato condannato a morte, corse ad incontrarlo per assisterlo. E sarà dolce rimettere il nostro spirito nelle mani di Maria.
Proposito sul Rosario: recitarlo, recitarlo abbondantemente, recitarlo bene, con frutto; il Rosario diverrà sempre più per noi scuola e mezzo di consolazione e di santità. Se continuamente sale al cielo l’Ave Maria, continuamente discenderanno dal cielo, per mezzo di Maria, le benedizioni sulla società, sulla Chiesa, sulle famiglie e su tutto l’apostolato.” (Per un rinnovamento spirituale, pag. 63).
E a noi Annunziatine diceva: “Avanti, dunque con fedeltà, e sempre far scorrere la corona del Rosario. Quante cose si vincono e quante cose si fanno mediante la corona! Se siete un po’ scoraggiate, ricorrete al Rosario. Alle volte nella vita sembra che tutto sia come una notte buia… Prendiamo la corona e recitiamo bene il Rosario. Prima che sia finito ci sentiremmo già illuminati, più consolati, più incoraggiati. Avanti, allora. Ecco tutto. Questo è il consiglio per ottobre: il gran mezzo del Rosario che ha santificato tante anime, perciò nessuna lasci il Rosario nel mese di ottobre ma questo è già cosa che fate tutte. Quindi fiduciose, in Maria.”(MCS, pag. 316).
Ascoltiamo dunque l’invito del nostro caro don Alberione e intensifichiamo in questo mese la preghiera del Rosario. Prendiamo esempio da lui che ha trascorso tutta la sua esistenza con la corona del Rosario tra le mani – diceva di sentirsi incapace di fare anche solo una meditazione o una predica senza aver recitato prima almeno un mistero del Rosario – e ha fatto nascere e ha sostenuto tutte le iniziative apostoliche con la forza del Rosario.

Mirella L.

 

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