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RINGRAZIARE
Carissime Annunziatine, dobbiamo ringraziare sempre! Occorre imparare e praticare bene quest’arte, quella del ringraziare. Troppo spesso si diventa tristi, pessimisti… e non si sa più ringraziare. Le anime umili e gioiose, invece, sanno sempre dire grazie con semplicità. È un segno di umiltà e di pace del cuore esprimere la riconoscenza per quanto si riceve. Quando si perde la gioia di vivere ci si chiude in se stessi e l’orizzonte si richiude attorno al nostro cupo pessimismo. Diventiamo negativi per il futuro e diffidenti verso gli altri. Difficilmente ci accorgiamo che questo atteggiamento oscura anche la nostra memoria: ci fa dimenticare quanti doni abbiamo già ricevuto. Per prima cosa occorre ricordare i benefici ricevuti sia dagli uomini che dalla Provvidenza. Non a caso, con fine accortezza, don Alberione nelle preghiere del mattino ci invita a dire «Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, conservato in questa notte e di avermi condotto nella Famiglia Paolina». Certo, prima viene il «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore», ma subito dopo viene la riconoscenza al Padre Onnipotente per quanto ci ha dato. “Ti ringrazio di avermi creato” significa riconoscere con gioia che noi stessi siamo un dono, che siamo preziosi per Dio Padre. Ringraziare per ogni dono Non esiste preghiera della tradizione ebraico cristiana che non faccia memoria di quanto Dio ha fatto per noi. Il Primo Maestro ce lo insegna con profonda semplicità: «Perché la preghiera sia gradita a Dio, in primo luogo lodare Dio e ringraziare DioSe noi lodiamo già, e mostriamo noi riconoscenza al Signore per le grazie ricevute, allora Dio ci esaudisce più abbondantemente. Dire grazie, essere riconoscenti, e poi domandargli tutto quello che noi abbiamo bisogno di ricevere».. |
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La bella l’espressione “Deo gratias” (anche se ormai il latino è in disuso) ci ricorda che il ringraziare ha sempre due orizzonti: quello umano e quello divino. L’educazione ci insegna a ringraziare colui che ci offre qualcosa, ma la pietà ci rammenta che dobbiamo la più profonda riconoscenza a Dio e al suo amore infinito. Bisogna che ogni tanto facciamo quest’esame di coscienza: sappiamo ringraziare? Don Alberione ci ammonisce in proposito: «Occorre, allora, che noi facciamo questo esame, se vi è la riconoscenza in noi. Qualche volta manchiamo anche di riconoscenza con gli uomini, ma è molto più grave dimenticare di ringraziare il Signore, ecco. Bisogna distinguere: quando si dice: “Deo gratias”, non si intende di dirlo a chi fa il dono umano, alla persona, ma s’intende di ringraziare Dio. “Deo gratias”». …e in ogni occasione Non dimentichiamoci poi di ringraziare per gli aiuti di Grazia che Dio ci offre, e non ultimo dell’Angelo Custode a cui ci ha affidati. È dovere di riconoscenza ringraziarlo: «Ringraziare il Signore per averci dato un Angelo Custode per intercedere egli, l’Angelo Custode, presso il Signore che ci difenda dal male spirituale. Sempre, uscendo di casa: “Angelo di Dio”» (don Alberione). Nell’arte di ringraziare occorre fare tesoro anche delle prove e delle correzioni. Il Primo Maestro così insegnava: «Certamente che alle volte vengono correzioni, vengono avvisi ma... E allora? Ringraziare. Vi sentite di ringraziare? “Ma mi ha ferito...”. E sicuro, tante volte il nostro cuore è ferito, ma anche il cuore di Gesù è stato ferito. Bisogna allora che diciamo il Deo gratias perché possiamo migliorare». Certo, ogni correzione sul momento costa sofferenza e fatica, ma se è accolta fidandosi di Dio porta frutto di umiltà e pazienza per giungere alla pace del cuore. Certamente è difficile ringraziare degli avversari, di coloro che ci rendono difficile il cammino, però Gesù ci chiede di pregare anche per i nostri nemici. In realtà è spesso più difficile ringraziare i fratelli e le sorelle che ci sono più vicino… e che ci pestano i piedi. Li vorremo diversi da come sono, e per questo non ci passa neppure dall’anticamera del cervello di ringraziare per loro e il Signore che ce li ha dati. Anzi vorremmo consigliare al Signore di cambiarli, per farli diventare come diciamo noi. Forse è meglio che con più umiltà chiediamo al Signore di aiutare loro e noi a diventare come “Dio ci vuole”. Questa è la vera conversione… Infine, dovremmo almeno provare a ringraziare Dio per le prove e per le difficoltà che troviamo lungo la vita: servono a farci santi. Senza la croce non si giunge alla santità… bisogna giungere fino a ringraziare per la croce. Ma per questo possiamo avere ancora un po’ di pazienza... Grazie con la vita Ringraziare è un’arte, più si pratica e più diventa bella e facile. Grazie non si dice solo con le parole, ma con la vita. «Ringraziamo il Signore col cuore, con le labbra, con lo scritto e soprattutto con una vita sempre più perfetta, sempre più conforme alla sua carità» (don Alberione). La nostra vita come consacrati al Signore deve diventare un grazie continuo a Dio. In questo modo tutta la nostra vita sarà una preghiera gradita alla SS.Trinità. Impariamo da Maria a lodare e a ringraziare sempre. Don Gino |